18 dicembre 2012

INOFOLIC, INOFOLIC COMBI, INOFOLIC PLUS

Dal foglietto illustrativo

I. Che cosa è Inofolic?

Inofolic è un integratore alimentare che contiene myo-inositolo e acido folico capace di mantenere l'equilibrio fisiologico nelle donne in età fertile in situazioni che richiedono un approvvigionamento di queste sostanze nutritive per un miglior controllo del metabolismo dei grassi, degli zuccheri e dell’ovulazione.
II. Ruolo dei principali componenti Inofolic


  • Myo-Inositolo: Fra le fonti vegetali più ricche di Myo-Inositolo si annoverano: agrumi, cereali integrali, frutta secca (arachidi), semi (germe di grano), legumi (fagioli), lievito di birra. La frutta e la verdura fresca contengono più Myo-Inositolo rispetto ai prodotti surgelati, in scatola o sotto sale.

 
  • Acido folico: è presente nei vegetali verdi a foglia larga, nel fegato, nelle uova e nei legumi, mentre è scarso il contenuto nella frutta (ad eccezione delle arance), nelle carni e nel latte. La cottura dei cibi distrugge in pochi minuti quasi interamente la quota di folati (90%).


 
III. Composizione

Informazioni nutrizionaliPer busta *% RDA / per una busta
Myo-Inositolo2000 mg -
Acido folico200 mcg 100%


 


IV. Quali sono le indicazioni alla supplementazione con Inofolic®?

Coadiuvante nel trattamento di:

• Sindrome dell’Ovaio Policistico

• Condizioni di insulino-resistenza, stati pre-diabetici

• Diabete di tipo II

Coadiuvante nei protocolli di iperstimolazione ovarica controllata.


V. Avvertenze


Tenere fuori dalla portata dei bambini al di sotto dei tre anni. Non superare la dose giornaliera consigliata. Gli integratori non vanno intesi come sostituti di una dieta variata ed equilibrata ed uno stile di vita sano.

Confezione con 30 bustine

maggiori informazioni su www.inofolic.it

INOFOLIC COMBI

Le indicazioni sono identiche a quelle di INOFOLIC®. Gli studi di INOFOLIC®combi sono stati effettuati prevalentemente su donne con BMI>25 e trova applicazione come: Come coadiuvante nel trattamento di:
- Sindrome dell’ovario policistico
- Condizioni di insulinoresistenza, stati pre-diabetici
- Diabete di tipo II
- Coadiuvante nei procotolli di iperstimolazione ovarica controllata.
 
POSOLOGIA E MODO DI SOMMINISTRAZIONE
Inofolic può essere assunto in qualsiasi momento della giornata. Si consiglia l’assunzione di una o due capsule al giorno.
 

INOFOLIC PLUS

Inofolic Plus trova indicazione in tutti quei casi in cui si desidera ottenere una migliore qualità ovocitaria quali ad esempio:
- Sterilità di coppia sine causa o da fattore femminile, nella quale si ritiene che una migliore qualità ovocitaria possa aumentare la probabilità di concepimento.
- Pazienti sottoposte a cicli di induzione dell’ovulazione.
- Pazienti sottoposte a cicli di iperstimolazione ovarica controllata.
- Pazienti con più di 35 anni con desiderio di gravidanza. 
 
POSOLOGIA E MODO DI SOMMINISTRAZIONE
Si consiglia l’assunzione di 1 bustina al giorno, da prendere la sera 1 ora prima di coricarsi. Sciogliere in un bicchiere di acqua.

Link:
www.inofolic.it  potete trovare anche notizie sulla fecondazione assistita
http://www.lolipharma.it/ questo è il sito della casa farmaceutica ci sono tutti i prodotti con le indicazioni

PERIODO FERTILE, OVULAZIONE E CICLO MESTRUALE

della dott.ssa Vincenza De Falco

Potete trovare qui tutto il materiale:
http://www.medicitalia.it/minforma/Ginecologia-e-ostetricia/1066/Periodo-fertile-ovulazione-ciclo-mestruale-conosciamoli-per-facilitare-o-evitare-una-gravidanza

Tra le domande che vengono poste dalle pazienti a noi ginecologi, ce ne sono tre che sono abbastanza frequenti:
  • Come faccio a capire quando c’è l’ovulazione e quando sono fertile?
  • Come funziona il ciclo mestruale?
  • Quali sono i metodi che posso utilizzare per individuare il mio periodo fertile?

In genere questi tipi di domande vengono poste per due motivi fondamentali:

1) La paziente desidera diventare mamma

2) La paziente vuole evitare una gravidanza

Cerchiamo di chiarire quindi in modo semplice alcuni aspetti fondamentali che ogni donna deve sapere riguardo il suo ciclo mestruale, in modo da potersi orientare anche sul periodo fertile, informazione fondamentale quando si desidera una gravidanza, ma importante anche quando si vuole evitare una gravidanza.

In genere in una donna con cicli regolari e di 28 giorni, l’ovulazione avviene verso il 14° giorno.

L’ovulazione è quel processo che consente alla cellula uovo femminile (ovocita) una volta giunta a maturazione di essere espulsa dall’ovaio e di essere catturata dalle tube dove potrà eventualmente realizzarsi il processo di fecondazione, e l’inizio di una gravidanza.

Prima di parlare dei metodi che possono aiutarci a capire quando si verifica l’ovulazione, è necessario capire come funziona il ciclo mestruale.

Ricordiamo sempre prima di tutto che i giorni del ciclo mestruale vanno contati a partire dal primo giorno di mestruazione fino al giorno prima della mestruazione successiva.

La durata è variabile da donna a donna ed è pari, in media, a 28-30 giorni con oscillazioni che vanno dai 25 ai 35 giorni.

Come funziona il ciclo mestruale? Perché è importante saperlo?

E’ importante conoscere come funziona il ciclo mestruale, perché così sarà più semplice capire quando c’è l’ovulazione e quali sono i giorni più fertili.

Cercheremo di spiegare in modo semplice e a grandi linee le cose più importanti e utili da un punto di vista pratico

La prima cosa da sapere è che gli organi principalmente deputati alla regolazione del ciclo mestruale sono:

l’ipotalamo e l’ipofisi, situati nel cervello, e le ovaie, gli organi femminili in cui si verifica il processo dell’ovulazione.

Tutti sono deputati alla produzione di alcuni tipi di ormoni che sono fondamentali per la regolazione del ciclo mestruale.

In particolare l’ipotalamo stimola l’ipofisi a produrre due ormoni molto importanti: l’FSH e l’LH, che a loro volta vanno ad agire sull’ovaio stimolando la produzione di altri ormoni fondamentali: estrogeni e progesterone.

Riassumendo quindi gli ormoni importanti per la regolazione del ciclo mestruale sono l’FSH e l’LH che a loro volta stimolano la produzione di estrogeni e progesterone


Il ciclo mestruale si può suddividere fondamentalmente in tre fasi:

La fase FOLLICOLARE:

Corrisponde alla prima parte del ciclo contando dal primo giorno della mestruazione.

In questa fase cominciano a crescere circa 15-20 follicoli, ma solo uno è destinato a svilupparsi completamente, il cosiddetto follicolo dominante, la struttura contenente la cellula uovo (ovocita) che poi sarà liberata nella fase successiva, l’ovulazione.

In particolare ci sono due tipi di ormoni che consentono la crescita del follicolo: l’FSH e gli estrogeni.

In questa fase l’aspetto dell’endometrio, che è la mucosa che riveste l’interno dell’utero, viene definito proliferativo.


L’OVULAZIONE:

Quando il follicolo dominante è giunto a maturazione, produce una quantità sufficiente di un ormone l’estradiolo (un estrogeno) che a sua volta stimola il rilascio di un altro ormone l’LH.

L’LH fa maturare la cellula uovo (ovocita) e indebolisce la parete del follicolo ovarico che la contiene, finchè a un certo punto la parete di questo follicolo si rompe e l’ovocita viene liberato, determinando così l’ovulazione, che avviene esattamente 24-36 ore dopo il picco dell’LH, il momento cioè in cui questo ormone raggiunge la sua concentrazione massima.

L’ovocita, che ha una sopravvivenza, e quindi possibilità di essere fecondato, pari a 24 ore, viene poi catturato dalle tube che sono la sede in cui si realizza la fecondazione.

In questa fase viene prodotto a livello del collo dell’utero il muco ovulatorio, chiaro trasparente e filante, che rappresenta un segnale dell’ovulazione, dotato di caratteristiche e composizione ideale per accogliere e facilitare il passaggio degli spermatozoi.

In alcune donne l’ovulazione determina un caratteristico dolore simil mestruale che dura poche ore.

Inoltre i rapidi cambiamenti ormonali che si verificano durante l’ovulazione possono causare a volte un leggero sanguinamento a metà ciclo, da considerare del tutto fisiologico.

Se l’ovocita non viene fecondato, si disintegra e si dissolve nell’utero

La fase LUTEINICA:


E’ quella che segue l’ovulazione.

In questa fase il follicolo che ospitava la cellula uovo si trasforma in corpo luteo, e comincia a produrre un altro tipo di ormone, il progesterone, e gli estrogeni per circa due settimane.

Il progesterone è importante perché trasforma l’endometrio, cioè il rivestimento interno dell’utero, da proliferativo a secretivo, una trasformazione che rende l’endometrio più accogliente per l’impianto dell’embrione nelle prime fasi della gravidanza.

E’ inoltre responsabile dell’aumento della temperatura da un quarto a mezzo grado centigrado che si realizza subito dopo l’ovulazione, fenomeno questo che viene utilizzato per capire quando avviene l’ovulazione tramite la misurazione della temperatura basale, che vedremo nel dettaglio più avanti.

Se l’ovocita viene fecondato, viaggerà attraverso le tube fino a raggiungere la cavità uterina e impiantarsi 6 o 12 giorni dopo l’ovulazione.

Quando si realizzerà l’impianto comincerà ad essere prodotto un altro ormone, la gonadotropina corionica o HCG (che può essere utilizzato come test di gravidanza), la cui funzione è quella di mantenere la funzione del corpo luteo e garantire la produzione di progesterone.

Se la fecondazione non avviene, il corpo luteo si riassorbe e il progesterone diminuisce, condizioni queste che determinano un abbassamento della temperatura corporea, lo sfaldamento dell’endometrio e la comparsa della mestruazione


Quindi qual è il periodo fertile?

Per comprendere meglio quale è il periodo fertile e quindi con possibilità di concepimento, di un ciclo mestruale, cominciamo a chiarire una cosa molto importante:

La lunghezza (in giorni) della prima fase del ciclo, cioè quella follicolare, può variare da un ciclo all’altro, mentre al contrario, la fase che segue l’ovulazione, cioè quella luteinica, è fissa, cioè la durata in giorni è sempre la stessa per tutti i cicli.

In media per la maggior parte delle donne la fase luteinica dura sempre 14 giorni, in alcune può essere più breve, 10 giorni, in altre più lunga, arrivando massimo a 16 giorni.

In ogni donna comunque questa fase dura sempre lo stesso numero di giorni, 14 in media, con delle variazioni individuali che oscillano tra i 10 e i 16 giorni.

Il periodo fertile, cioè quello in cui si potrà realizzare più facilmente il concepimento, è quello compreso tra la settimana prima dell’ovulazione e la settimana dopo l’ovulazione.

Quindi facendo riferimento a una donna con un ciclo di 28 giorni, con una fase luteinica di 14 giorni, il periodo fertile è quello approssimativamente compreso tra la seconda settimana e la terza settimana del ciclo

Questa fascia di giorni potenzialmente fecondi, è ampia perché:

1) bisogna tener presente la capacità di sopravvivenza degli spermatozoi all’interno delle vie genitali femminili che in media è di tre giorni, ma può arrivare anche a cinque-sei giorni, in particolare a livello delle cripte del collo dell’utero.

2) anche in chi ha cicli perfettamente regolari, ci sono dei mesi in cui l’ovulazione può venire in anticipo oppure in ritardo


Esistono vari metodi per capire esattamente quando c’è l’ovulazione e stabilire quindi quali sono i giorni più fertili:


I metodi “fai da te”:


MUCO CERVICALE:

E’ un metodo che si basa sull’autosservazione delle secrezioni vaginali.

In genere in prossimità dell’ovulazione le pedite di muco vaginale si presentano acquose, filanti e trasparenti, assumono cioè un aspetto simile a quello della “chiara (albume) dell’uovo” e si mantengono tali fino alla fine dell’ovulazione, per diventare poi dense e biancastre subito dopo l’ovulazione.

Questo metodo può essere utilizzato anche come metodo contraccettivo (Metodo Billings), nel senso che bisogna evitare di avere rapporti nei giorni fertili, quelli cioè in cui si vede il muco ovulatorio ( simile alla chiara dell’uovo) e si ha una sensazione di “bagnato” a livello vaginale, e fino al quarto-quinto giorno dopo la scomparsa del muco.

La percentuale di fallimento come metodo contraccettivo si aggira intorno al 10-20%, e viene scarsamente accettato per la perdita di troppi giorni in cui si possono avere rapporti sessuali, per la relativa complessità di osservazioni che la donna deve fare su se stessa per buona parte del ciclo e per il fatto che non tutte le donne si accorgono di questo muco in quanto viene prodotto in quantità più scarsa.



TEMPERATURA BASALE:


E’ un metodo che si basa sulla misurazione della temperatura vaginale o rettale, che va presa tutte le mattine approssimativamente alla stessa ora, prima di alzarsi dal letto.

La registrazione dei valori della temperatura su un grafico o su una tabella che potete trovare ad esempio nelle farmacie permette di rilevare quando avviene l’ovulazione.

La valutazione si basa sull’osservazione di una prima fase in cui si registrano per alcuni giorni determinati valori di temperatura, segue poi un periodo in cui la temperatura si abbassa lievemente per poi risalire di circa 0,3- 0.5 gradi e rimanere costante per alcuni giorni in genere fino a qualche giorno prima della mestruazione successiva.

La temperatura dopo l’ovulazione si alza per l’effetto del progesterone l’ormone prodotto nell’ovaio dal corpo luteo.

L’ultimo valore più basso prima del rialzo della temperatura corrisponde al giorno dell’ovulazione. I giorni da considerarsi a rischio di gravidanza saranno quelli che vanno dall'inizio del ciclo (primo giorno della mestruazione) fino a 3-5 giorni dopo l'aumento della temperatura basale.

Questa metodica è però influenzata da vari fattori come rialzi febbrili, farmaci, se ci si alza la notte, ecc. che possono inficiare l’attendibilità della metodica.

Bisogna poi considerare che dato che richiede un impegno costante da parte della donna, nel tempo può diventare troppo gravoso, scomodo e difficile da realizzare determinando l’abbandono della metodica.

L’abbinamento dell’osservazione del muco cervicale con quello della rilevazione della temperatura basale, rappresenta anche uno dei metodi di contraccezione naturale chiamato Metodo Sintotermico.



STICK OVULATORI:


Attualmente i test più attendibili, tra i metodi da poter fare da sole, per valutare quando si verifica l’ovulazione, sono gli stick ovulatori, che si possono acquistare in farmacia.

In particolare l’attendibilità è del 90% e sono assolutamente indolori e semplici da usare: si tratta infatti, di raccogliere un campione di urina .

Si basano per il loro funzionamento sulla valutazione di due ormoni, l’LH e l’estradiolo (estrogeno) responsabili dell’ovulazione, in modo da poter individuare con esattezza i giorni fecondi.

In commercio ne esistono di vari tipi: alcuni prevedono l’utilizzo di un computerino, altri no.

Questi test, a differenza per esempio della temperatura basale, che ci segnala l’ovulazione, ma solo dopo che questa è avvenuta, ci consentono di prevedere e quindi ci danno un’informazione, prima che l’ovulazione si verifichi, individuando nell’urina i due ormoni coinvolti nell’ovulazione, che, se ricordate, sono l’LH e l’estradiolo

I test vanno fatti al mattino, con la prima urina della giornata, utilizzando solo uno stick al giorno.

Quando il test risulta positivo significa che l’LH ha raggiunto un’elevata concentrazione e che l’ovulazione è imminente, e dato che l’ovulazione avviene in media 24-36 ore dopo il picco dell’LH, se per esempio al mattino il test risulta positivo, questo ci indica che l’ovulazione avverrà in giornata o al massimo il giorno dopo.

Se desiderate una gravidanza, quindi in base a queste informazioni, potete avere rapporti liberi a partire dal giorno stesso del risultato positivo dello stick.



Metodi che richiedono l’intervento del medico:



MONITORAGGIO ECOGRAFICO DELL’OVULAZIONE:


Consiste nell’esecuzione di una serie di ecografie, in diversi giorni del ciclo per valutare se e quando si verifica l’ovulazione.

In pratica si eseguono controlli ecografici seriati quotidiani, a giorni alterni o a distanza di più giorni a seconda della situazione dello sviluppo dei follicoli ovulatori.

L’esame si può eseguire per via transaddominale, a vescica piena, ma in genere si preferisce l’ecografia transvaginale, che permette una migliore visualizzazione delle ovaie, dello stadio e delle dimensioni dei follicoli e dell'aspetto dell'endometrio. L'esame non è fastidioso, non è necessario il riempimento vescicale e dura pochi minuti.

Il monitoraggio è il metodo più preciso e sicuro per vedere quando c’è l’ovulazione, permettendoci così di cogliere il momento più opportuno e indicato da consigliare alla coppia per avere un rapporto fecondo se c’è un desiderio di gravidanza.

E’ utile inoltre per valutare l’ovulazione nei soggetti che presentano cicli mestruali irregolari, in cui spesso è difficile capire quando c’è, e se si verifica l’ovulazione.

Gli svantaggi sono: l’impegno notevole da parte della paziente di dover fare una serie di varie ecografie nel corso di tutto il ciclo mestruale, e i costi elevati.



A questo punto, conoscendo i modi e i metodi per poter stabilire quando siete nel vostro periodo fertile, sarete in grado di utilizzare questa preziosa informazione, per decidere di diventare mamme, o di stare attente e prendere le opportune precauzioni, per evitare una gravidanza.


Bibliografia:


1) L.Speroff, R.H.Glass, N.G,Kase: “Endocrinologia ginecologica clinica e infertilità”- Ed.:Edi-Ermes

2) Pescetto-De Cecco-Pecorari-Ragni: “Manuale di Ginecologia e Ostericia”- Ed.: SEU




ESENZIONI ESAMI CLINICI

Riporto questa discussione creata da Antogius tempo fa su ALF, molto utile.
Aggiungo inoltre che nella maggior parte dei casi, questi esami vanno richiesti da uno specialista, quindi il medico di base li prescriverà solo se ha la prescrizione dello specialista.
Gli specialisti dei centri esteri (per mia esperienza personale) non sono riconosciuti.


Si può usare il codice M00 sulle impegnative rosse, per avere l'esenzione

ALLEGATO A
PRESTAZIONI SPECIALISTICHE PER LA TUTELA DELLA MATERNITA'RESPONSABILE, ESCLUSE DALLA PARTECIPAZIONE AL COSTO, IN FUNZIONE
PRECONCEZIONALE

1. Prestazioni specialistiche per la donna
________________________________________________
89.01 ANAMNESI E VALUTAZIONE, DEFINITE BREVI: Consulenza ginecologica preconcezionale

90.49.3 ANTICORPI ANTI ERITROCITI (Test di Coombs indiretto): in caso di rischio di isoimmunizzazione

91.26.4 VIRUS ROSOLIA ANTICORPI (Ig G, Ig M)

91.09.4 TOXOPLASMA ANTICORPI (E.I.A.) (Ig G, Ig M)

90.62.2 EMOCROMO: Hb, GR, GB, HCT, PLT, IND.
DERIV., F. L.

90.74.3 RESISTENZA OSMOTICA ERITROCITARIA (Test di Simmel): in caso di riduzione del volume cellulare medio e di altera zioni morfologiche degli eritrociti

90.66.5 Hb - EMOGLOBINE ANOMALE (HbS, HbD, HbH, ecc.): in caso di riduzione del volume cellulare medio e di alterazioni morfologiche degli eritrociti

91.38.5 ES. CITOLOGICO CERVICO VAGINALE (PAP test)
________________________________________________
2. Prestazioni specialistiche per l'uomo
________________________________________________

90.62.2 EMOCROMO: Hb, GR, GB, HCT, PLT, IND. DERIV., F. L.: in caso di donna con fenotipo eterozigote per emoglobinopatie

90.74.3 RESISTENZA OSMOTICA ERITROCITARIA (Test di Simmel): in caso di donna con fenotipo eterozigote per emoglobinopatie

90.66.5 Hb - EMOGLOBINE ANOMALE (HbS, HbD, HbH, ecc.): in caso di
donna con fenotipo eterozigote per emoglobinopatie
________________________________________________

3. Prestazioni specialistiche per la coppia
________________________________________________

91.22.4 VIRUS IMMUNODEF. ACQUISITA HIV 1-2 ANTICORPI H

90.65.3 GRUPPO SANGUIGNO ABO e Rh (D)

91.10.5 TREPONEMA PALLIDUM ANTICORPI (Ricerca quantit. Mediante emoagglutin. Passiva) (TPHA)

91.11.1 TREPONEMA PALLIDUM ANTICORPI ANTI CARDIOLIPINA (Flocculazione) (VDRL) (RPR)
________________________________________________

4. In caso di abortivita' ripetuta o pregresse patologie della gravidanza con morte perinatale e su prescrizione dello specialista ginecologo o genetista:
________________________________________________

89.01 ANAMNESI E VALUTAZIONE, DEFINITE BREVI Consulenza genetica

88.79.7 ECOGRAFIA TRANSVAGINALE

68.12.1 ISTEROSCOPIA Escluso: Biopsia con dilatazione del canale cervicale

68.16.1 BIOPSIA DEL CORPO UTERINO: Biopsia endoscopica (isteroscopia) dell'endometrio

90.46.5 ANTICOAGULANTE LUPUS-LIKE (LAC)

90.47.5 ANTICORPI ANTI CARDIOLIPINA (IgG, IgA, IgM)

90.51.4 ANTICORPI ANTI MICROSOMI (AbTMS) O ANTI TIREOPEROSSIDASI (AbTPO)

90.54.4 ANTICORPI ANTI TIREOGLOBULINA (AbTg)

91.31.2 CARIOTIPO DA METAFASI LINFOCITARIE 1 Tecnica di bandeggio (Risoluzione non inferiore alle 320 bande): alla coppia
________________________________________________


ALLEGATO B
PRESTAZIONI SPECIALISTICHE PER IL CONTROLLO DELLA GRAVIDANZA FISIOLOGICA, ESCLUSE DALLA PARTECIPAZIONE AL COSTO
All'inizio della gravidanza, possibilmente entro la 13a settimana, e comunque al primo controllo:
________________________________________________

90.62.2 EMOCROMO: Hb, GR, GB, HCT, PLT, IND. DERIV., F. L. H
90.65.3 GRUPPO SANGUIGNO ABO e Rh (D), qualora non eseguito in funzione preconcezionale,

90.09.2 ASPARTATO AMINOTRANSFERASI (AST) (GOT) (S)

90.04.5 ALANINA AMINOTRANSFERASI (ALT) (GPT) (S/U)

91.26.4 VIRUS ROSOLIA ANTICORPI: in caso di IgG negative, entro la 17A settimana

91.09.4 TOXOPLASMA ANTICORPI (E.I.A.): in caso di IgG negative ripetere ogni 30-40 gg. fino al parto

91.10.5 TREPONEMA PALLIDUM ANTICORPI (Ricerca quantit. mediante emoagglutin. passiva) (TPHA): qualora non eseguite in funzione preconcezionale esteso al partner

91.11.1 TREPONEMA PALLIDUM ANTICORPI ANTI CARDIOLIPINA (Flocculazione) (VDRL) (RPR): qualora non eseguite in funzione preconcezionale esteso al partner

91.22.4 VIRUS IMMUNODEF. ACQUISITA (HIV 1-2) ANTICORPI

90.27.1 GLUCOSIO (S/P/U/dU/La)

90.44.3 URINE ESAME CHIMICO FISICO E MICROSCOPICO

88.78 ECOGRAFIA OSTETRICA
90.49.3 ANTICORPI ANTI ERITROCITI (Test di Coombs indiretto): in caso di donne Rh negativo a rischio di immunizzazione il test deve essere ripetuto ogni mese; in caso di incompati bilita' AB0, il test deve essere ripetuto alla 34a-36a settimana.
________________________________________________

Tra la 14a e la 18a settimana:
________________________________________________

90.44.3 URINE ESAME CHIMICO FISICO E MICROSCOPICO (*)
________________________________________________

Tra la 19a e la 23a settimana:
________________________________________________

90.44.3 URINE ESAME CHIMICO FISICO E MICROSCOPICO..(*)

88.78 ECOGRAFIAOSTETRICA
________________________________________________

Tra la 24a 27a settimana:
________________________________________________

90.27.1 GLUCOSIO (S/P/U/dU/La)

90.44.3 URINE ESAME CHIMICO FISICO E MICROSCOPICO (*)
________________________________________________

Tra la 28a e la 32a settimana:
________________________________________________

90.62.2 EMOCROMO: Hb, GR, GB, HCT, PLT, IND. DERIV., F. L.

90.22.3 FERRITINA (P/(Sg)Er): in caso di riduzione del volume globulare medio

90.44.3 URINE ESAME CHIMICO FISICO E MICROSCOPICO (*)

88.78 ECOGRAFIA OSTETRICA
________________________________________________

Fra la 33a e la 37a settimana
________________________________________________

91.18.5 VIRUS EPATITE B HBV ANTIGENE HBsAg

91.19.5 VIRUS EPATITE C (HCV) ANTICORPI

90.62.2 EMOCROMO: Hb, GR, GB, HCT, PLT, IND. DERIV., F. L.

90.44.3 URINE ESAME CHIMICO FISICO E
MICROSCOPICO (*)

91.22.4 VIRUS IMMUNODEF. ACQUISITA (HIV 1-2) ANTICORPI in caso di rischio anamnestico
________________________________________________

Tra la 38a e la 40a settimana
________________________________________________

90.44.3 URINE ESAME CHIMICO FISICO E MICROSCOPICO (*)
________________________________________________

Dalla 41a settimana
________________________________________________

88.78 ECOGRAFIA OSTETRICA: su specifica richiesta dello specia lista

75.34.1 CARDIOTOCOGRAFIA: su specifica richiesta dello specialista; se necessario, monitorare fino al parto
________________________________________________

(*) In caso di batteriuria significativa
________________________________________________

90.94.2 ESAMECOLTURALE DELL'URINA (URINOCOLTURA) Ricerca completa microrganismi e lieviti patogeni. Incluso: conta batterica.
________________________________________________
IN CASO Dl MINACCIA Dl ABORTO SONO DA INCLUDERE TUTTE LE PRESTAZIONI SPECIALISTICHE NECESSARIE PER IL MONITORAGGIO DELL'EVOLUZIONE DELLA
GRAVIDANZA.
________________________________________________

ALLEGATO C
INDICAZIONI ALLA DIAGNOSI PRENATALE (desunte dalle "Linee Guida per i test genetici" approvate dal Comitato Nazionale per la Biosicurezza e le Biotecnologie della Presidenza del Consiglio dei Ministri)
Le indicazioni per la diagnosi prenatale rientrano in due grandi categorie:
1. presenza di un rischio procreativo prevedibile a priori: eta'
materna avanzata, genitore portatore eterozigote di anomalie cromosomiche strutturali, genitori portatori di mutazioni geniche;
2. presenza di un rischio fetale resosi evidente nel corso della gestazione: malformazioni evidenziate dall'esame ecografico,malattie infettive insorte in gravidanza, positivita' dei test biochimici per anomalie cromosomiche, familiarita' per patologie genetiche.
Le indicazioni per le indagini citogenetiche per anomalie cromosomiche fetali sono:
* eta' materna avanzata (= o > 35 aa.)
* genitori con precedente figlio affetto da patologia cromosomica
* genitore portatore di riarrangiamento strutturale non associato ad effetto fenotipico
* genitore con aneuploidie dei cromosomi sessuali compatibili con la fertilita'
* anomalie malformative evidenziate ecograficamente
* probabilita' di 1/250 o maggiore che il feto sia affetto da Sindro me di Down (o alcune altre aneuploidie) sulla base dei parametri biochimici valutati su sangue materno o ecografici, attuati con specifici programmi regionali in centri individuati dalle singole Regioni e sottoposti a verifica continua della qualita'.



Insomma tutto ciò è ripreso dal ministero della salute e precisamente dal decreto legge del 10 settembre 1998.
Un'altra cosa molto importante è farsi segnare su una impegnativa il massimo degli esami possibili altrimenti si paga il ticket doppio.

In becco alla cicogna dalla vostra Anto


La discussione intera la trovate qui:
http://forum.alfemminile.com/forum/f110/__f106400_f110-Esenzione-m00-risparmio-sicuro-amour-amour-amour.html#50r

16 dicembre 2012

Ovaio policistico e disturbi della tiroide

di Alyssa552

Secondo recenti studi, le donne affette dalla sindrome dell'ovaio policistico presentano, nella maggior parte dei casi, anche problemi della tiroide. Per esempio è stato mostrato che molte donne con PCOS soffrono di ipotiroidismo.

La ghiandola della tiroide è situata alla base del collo di fronte alla trachea. Questa ghiandola produce e rilascia due importanti ormoni: la Tiroxina (T4) e la Triiodotironina (T3), che controllano il metabolismo.

L'ipotiroidismo è una disfunzione provocata dalla diminuzione della produzione degli ormoni Tiroxina (T4) e Triiodotironina (T3), che porta a modificazioni sostanziali del metabolismo, tra cui variazioni dell'appetito, calo della libido, torpore mentale e sonnolenza.

L'ipotiroidismo può portare all'abbassamento del livello delle globuline leganti gli ormoni sessuali (SHBG), che a sua volta porta a concentrazioni elevate di testosterone, uno dei fattori che contribuiscono all'insorgenza di alcuni sintomi della PCOS, quali infertilità, ovaie policistiche, irsutismo e acne.

Inoltre, le donne con PCOS possono essere predisposte a una dominanza estrogenica e livelli eccessivamente alti di estrogeni possono ridurre lefficacia degli ormoni tiroidei.

Secondo alcuni studi, circa un terzo delle pazienti che soffrono di PCOS ha un tireopatia autoimmune che può associarsi ad ipotiroidismo o a rischio di ipotiroidismo futuro. Un ipotiroidismo, infatti, se non trattato, aggrava gli altri aspetti della sindrome e in particolare quello metabolico e quello potenziale cardiovascolare. E importante anche tener presente il contrario, cioè che una paziente ipotiroidea potrebbe avere anche la PCOS. Spesso inoltre vi sono potenziali alterazioni del metabolismo calcico con ipovitaminosi D3.

Sintomi di problemi alla tiroide:

Fatica
Difficoltà di concentrazione
Aumento di peso
Vampate di calore e/o intolleranza al freddo
Frequenti emicranie
Pelle e capelli secchi o squamosi
Costipazione
Irritabilità, ansia e attacchi di panico
Perdita dei capelli
Ritenzione idrica
Calo del desiderio sessuale
Aumento del testosterone

Se si è affette da sindrome dell'ovaio policistico è consigliabile verificare il corretto funzionamento della tiroide mediante la misurazione di TSH. Questo è un ormone prodotto dal lobo anteriore dell'ipofisi, che controlla l'attività secretiva degli ormoni della tiroide, aumentandone la produzione.

In caso di lieve ipotiroidismo potrebbe essere più difficile la diagnosi che richiede test di laboratorio più complessi rispetto al solo TSH test, come il controllo della temperatura corporea per un certo periodo di tempo e un'attenta valutazione dei sintomi e della storia clinica della paziente.

Ma come mai è così comune vedere PCOS e malattie della tiroide insieme?
Non c'è una risposta definitiva, anche se i collegamenti evidenziati sono molti. Sia la tiroide, sia le ovaie fanno parte dell'apparato endocrino. Inoltre, l'insulino-resistenza, che è molto comune nelle donne affette da PCOS, è associata alla funzione tiroidea; infatti l'aumento della produzione di TSH è correlato ad un aumento della resistenza all'insulina.

L'ipotiroidismo può essere combattuto e tenuto sotto controllo con i farmaci. Infatti, quando la tiroide funziona correttamente, anche i sintomi della PCOS possono diminuire. Inoltre, una corretta alimentazione gioca un ruolo importante nel trattamento della PCOS e dei disturbi della tiroide e aiuta a diminuire l'insulino-resistenza.

Trovate altre notizie nella discussione al link qui sotto:
http://forum.alfemminile.com/forum/f110/__f111154_f110-Gruppo-di-studio-ovaio-policistico-e-disturbi-della-tiroide.html#7r

7 dicembre 2012

PREVENTIVI CENTRI


Qui sotto trovate i prezzi di vari centri, i prezzi sono quelli forniti dai centri, ma considerate che poi ognuno fa il suo preventivo anche in base ai suoi problemi, comunque un'idea ce la si riesce a fare.


Per chiunque voglia inserire altri dati del proprio centro, mi può scrivere via email 82marialuna@gmail.com


Ricordate che il blog è per tutti!

Si vede piccolo nella foto, potete cliccare su questo link per vederlo meglio
https://docs.google.com/file/d/0B0cMrXPuJ_9QXy02SW05bE5TaXc/edit?usp=sharing




PROLATTINA


La Prolattina cos'è ed a cosa serve     

La Prolattina è un ormone prodotto dall'ipofisi (una ghiandola che si trova alla base del cervello) La prolattina serve a promuovere l'allattamento in tutte le donne gravide che hanno partorito da poco. In pratica la funzione principale della prolattina e quella di stimolare la produzione di  latte dagli acini ghiandolari della mammella.


La Prolattina è un ormone misterioso e capriccioso : Misterioso perché visto che serve a promuovere l'allattamento, nelle puerpere, come mai la troviamo nel sangue anche nelle donne che non sono in gravidanza e che non hanno partorito da poco, e sopratutto cosa ci fa la prolattina nei maschi?. La prolattina è anche un ormone capriccioso, poiché aumenta e diminuisce la sua concentrazione, nel sangue, in poco tempo, ritmo circadiano con pulsatilità molto variabile, anche in base a stimoli esterni, al fatto che gli occhi siano chiusi o aperti, siamo stanchi o abbiamo riposato ecc. a tal punto che possono esserci differenze notevoli tra un prelievo e l'altro, anche se effettuati in poco tempo e nella stessa giornata.


Prolattina alta: Difficile la Diagnosi

La diagnosi delle iperporlattinemie è difficile. Ricordiamo che la prolattina è un ormone capriccioso per cui   non sempre il momento del prelievo corrisponde alla effettiva prolattinemia. Infatti nella pratica clinica notiamo che spesso, a fronte di rilievi clinici inequivocabili di iperprolattinemia, quali seno gonfio e dolente, cefalea recidivante, secrezione di latte dai capezzoli, il risultato del dosaggio serico della prolattina risulta  nella norma. Ciò porta inevitabilmente ad una sottostima della patologia.

Prolattina alta: Quante Tac e Risonanze Magnetiche inutili!

Riceviamo spesso e-mail, di utenti che ci raccontano più o meno la stessa storia: Ho fatto un dosaggio per la prolattinemia è venuto fuori un valore leggermente alterato, la mia dottoressa della mutua mi ha prescritto la TAC / La RM . Le cose stanno così : I Valori normali di prolattina, al di fuori della gravidanza sono: ( 0 e 20 ng/ml) Esistono gli adenomi e microadenomi ipofisari prolattino secernenti,  ma in questi casi si hanno valori di prolattinemia notevolmente alterati, di almeno più di due deviazioni standard, rispetto alla norma. (oltre 100 ng/ml) Di fronte ad una valore leggermente alterato (30 - 40 ng/ml) è perfettamente inutile prescrivere questi esami che sono anche invasivi, e che in caso di negatività portano anch' essi ad una sottostima della patologia

In pratica il medico ragiona così:  la TAC è negativa? quindi la prolattina non è da curare.


Prolattina alta: Come fare una corretta diagnosi

  Generalmente si parla di Iperprolattinemia, solo se la sua concentrazione va oltre  determinati  valori  "cosiddetti normali" ( 0 e 20 ng/ml)  senza tener conto della presenza o meno dei segni clinici di iperprolattinemia.
 Nella corretta valutazione di una iperprolattinemia  questo tipo di valutazione non va più bene.
Innanzitutto occorre  tener conto della estrema variabilità di concentrazione nel tempo della prolattina nel sangue (ritmo circadiano): a volte nel giro di poche ore, la sua concentrazione ematica  può raddoppiare.
    In tale ottica, va benissimo fare anche più prelievi nel corso della giornata, però è a nostro giudizio, sbagliato unire i prelievi eseguendo un unico dosaggio. In caso di prelievi multipli, deve essere eseguito un dosaggio per ogni prelievo, perché lo specialista deve essere messo in grado di poter valutare anche l'andamento del ritmo circadiano.
Tuttavia ciò non basta perché è stato recentemente dimostrato che esiste anche la possibilità di  iperprolattinemia presente solo nell'asse ipotalamo ipofisario, con livelli ematici periferici normali.
Quindi, per una corretta valutazione della iperprlottaninemia, non basta  il semplice confronto matematico, con i valori indicati quali normali dal laboratorio, (che variano da laboratorio a laboratorio) invece è necessario effettuare una integrazione della diagnostica di laboratorio con la clinica, tenendo conto anche di segni quali, Cefalea, Mastodinia (dolore al seno), irregolarità mestruali in senso di allungamento dei cicli fino all'amenorrea,  secrezione mammaria dai capezzoli.
In particolare a proposito di quest'ultimo rilievo, (quello della secrezione lattea) ricordiamo non dovrebbe essere mai trascurata, in occasione di   visita ginecologica: la strizzatura dei capezzoli.


Prolattina alta: segni ecografici

Pochi sanno che Esistono anche dei Segni Ecografici di Iperprolattinemia, nelle donne, in età feconda, che sono:

Utero un pò più piccolo della norma
Endometrio tendente al sottile  ( 1mm - 3mm ) di aspetto lineare, iperecogeno
Ovaie piccole di aspetto Omogeneo, con pochi follicoli, tra l'altro piccoli (max 5 mm) oppure Policistosi Ovarica
Idrometra (segno raro)

Prolattina e Fertilità

La Prolattina a dosi seriche di una sola deviazione standard in più, cioè solo leggermente aumentata,  risulta essere in grado, di inibire l'ovulazione o per lo meno di ritardarla, al punto di renderla inefficace ai fini della fertilità.

La Prolattina alta  è anche in grado di interferire con l'annidamento embrionale.

   Il principale meccanismo di  azione, che ostacola la fertilità della iperprolattinemia è quello inibitorio nei confronti del picco dell'LH che ricordiamo essere l'induttore dell'ovulazione. La mancanza o la ritardata ovulazione influisce anche sulla carenza di produzione di progesterone che può provocare difficoltà nell'annidamento ed abortività precoce. Ricordiamo  questa cosa: La Prolattina alta può essere causa di aborto spontaneo in questo caso sarà precoce (5- 7 sett.).


Cosa influenza la secrezione della Prolattina

  I Fattori che possono aumentare la secrezione di prolattina sono molteplici:
Tumori quali adenomi e microadenomi ipofisari prolattinosecernenti (prolattinomi)
Interazione con altri  ormoni: estrogeni, ipotiroidismo.
Morbo di Parkinson a partire dagli stadi iniziali,
Farmaci: estroprogestinici antidepressivi triciclici, metoclopramide reserpina, metildopa, anti acidi  anti H2.
Uso di stupefacenti: sono stati osservati livelli di prolattina elevati in entrambi i sessi, in cocainomani, nel periodo iniziale di astinenza, probabilmente a causa della riduzione della dopamina, inibitore della secrezione prolattinica.
Ritmo sonno veglia: la riduzione del sonno, favorisce l'aumento della prolattina. Il meccanismo è legato alla  stimolazione luminosa della retina che avviene durante la veglia, che riducendo la produzione di melatonina favorisce l'aumento della secrezione di prolattina.
Sistema Immunitario: Esiste una complessa ed ancora in parte sconosciuta interazione tra prolattina e sistema immunitario; le infezioni virali e batteriche e gli stati infiammatori, le malattie reumatiche, i tumori maligni nello stato iniziale,  aumentano la produzione di Prolattina mentre la Prolattina tende a frenare il sistema immunitario. il sistema immunitario è anche sensibile ad altri ormoni che aumentano durante lo stress psicologico: il GH, il TSH, la prolattina  mentre  gli oppioidi endogeni e la melatonina risultano ridotti nello stress.
Altri fattori Ricordiamo infine  altri fattori che possono influenzare la produzione di prolattina quali: forti emozioni, i traumi, gli eventi stressanti, le malattie prolungate (infettive, reumatiche, neoplastiche, etc.).
 Ricordiamo infine che la regolazione della secrezione della prolattina da parte dell'adenoipofisi,  ha nel sistema dopaminergico il più importante sistema centrale di controllo che ne inibisce la secrezione a livello ipofisario, dove, sulle membrane delle cellule secernenti la prolattina, cellule lattotrope, sono presenti recettori specifici per la dopamina. Sulle cellule lattotrope agiscono anche altre sostanze che arrivano dalla periferia. 
La prolattina è un ormone della contro-regolazione di estrema importanza biologica. 

Prolattina alta: Effetti sull'organismo femminile


  • Secrezione di latte dalle mammelle
  • Allungamento della distanza tra un ciclo e l'altro fino all'amenorrea
  • Riduzione di volume dell'utero, aumento di volume delle mammelle
  • Cefalea
  • (Mastodinia) Dolore alle mammelle
  • 'Obesità
  • Azione favorente l'intolleranza glucidica
  • Azione favorente la policistosi ovarica
  • Azione di ostacolo alla fertilità a vari livelli compreso abortività precoce spontanea
  • Frigidità sessuale


 Prolattina alta e gravidanza

La prolattina è un ormone necessario in gravidanza, dove i suoi livelli possono raggiungere e superare i 300 ng/ml. Nel caso in cui siano state fatte, al fine di ottenere una gravidanza,  terapie antiprolattinemiche, è sufficiente interromperle appena ci si accorge di essere in gravidanza, in questo caso non ci saranno conseguenze nel sul feto ne sull'andamento della gravidanza.  Solo nel caso di adenomi prolattino secernenti, con produzioni abnormi di prolattina, si potrà continuare, sotto controllo medico, la terapia antiprolattinemica, anche in gravidanza.

Prolattina e pillola anticoncezionale

La pillola estroprogestinica, (come pure il cerotto e l'anello anticoncezionali) tende a far aumentare i livelli di prolattina. Questo spiega  perché a volte la cefalea aumenta o compare con la pillola anticoncezionale.



Cenni di Terapia della  Iperprolattinemia

A fronte di un rilievo di Iperprolattinemia  è sempre utile curare l'iperprolattinemia, assoluta o relativa. in quanto sono più i vantaggi che si ottengono che gli svantaggi.

La possibilità di prescrivere, a carico del SSN, (senza la schiavitù della famosa nota 70) un farmaco prezioso come  il CABERGOLINA (Dostinex) ha reso possibile ampliare, la sicurezza e l'efficacia di tale farmaco.

Mentre la dimostrata uguale efficacia della BROMOCRIPTIDINA (Parlodel) anche per via vaginale, ha reso possibile una maggiore accettabilità, da parte della donna di tale altro ottimo farmaco antiprolattinemico.


Tutte queste info sono state prese da questo sito:
http://digilander.libero.it/fertility.it/prl.htm#La%20Prolattina%20cos%C3%A8%20ed%20a%20cosa%20serve

6 dicembre 2012

Mutazione del gene MTHFR e gravidanza a rischio


La gravidanza spesso può essere messa a rischio da alcuni difetti genetici coinvolti nel meccanismo della coagulazione del sangue.

La coagulazione e' un complesso processo che per funzionare prevede una successione di eventi prodotti dall’attività a catena di molti fattori (specifiche proteine). Le cosiddette trombofilie ereditarie (predisposizione genetica alla trombosi, cioè la tendenza del sangue a coagularsi più rapidamente) sono un gruppo di patologie dovute a difetti a carico dei geni che portano l’informazione per tali fattori.

Le forme varianti di questi geni coinvolti nella suscettibilità alla trombosi presentano una elevata frequenza nella popolazione . Queste mutazioni possono essere presenti in forma omozigote(entrambi i geni mutati) o eterozigote(un solo gene mutato). Nella popolazione europea tale mutazione è presente in forma eterozigote intorno al 40- 46 % ed in forma omozigote  nel 12-13 %

Tra queste in particolare uno dei fattori della coagulazione,denominato MTHFR, può presentare due tipi di mutazioni la MTHFR A1298C e la MTHFR C677T. 

La condizione genetica di eterozigosi o omozigosi per uno o più di questi geni predispone all'aborto spontaneo. Infatti molte donne vengono a conoscenza di avere tali mutazioni solo dopo un’ accurata indagine genetica che spesso viene richiesta dal ginecologo solo in seguito a ripetuti e inspiegati aborti o di fronte ad una infertilità inspiegata.

Ma qual è il ruolo di questo gene in gravidanza? 

Le mutazioni dell’MTHFR possono causare un aumento dell’omocisteina ematica che, in determinate circostanze, può avere un’azione tossica sulla parete dei vasi sanguigni portando alla formazione di trombi. Si ha inoltre la riduzione dell’attività di questo fattore che provoca l’alterazione del metabolismo dei folati (vitamine del gruppo B) con conseguente aumento nel circolo sanguigno dell’omocisteina. (iperomocisteinemia) e diminuzione dell’acido folico.

Esse sono anche associate ad un rischio aumentato di difetti del tubo neurale nel feto in formazione in quelle donne che prima o durante la gravidanza non hanno assunto un buon quantitativo di vitamine, in particolare di acido folico (Vitamina B9).
L’aumento di omocisteina nel sangue è inoltre causa della cosiddetta “preeclampsia”, una malattia della placenta caratterizzata dalla presenza di edemi, proteine nelle urine e pressione alta, nonché di aborti ricorrenti. 

E’ importante conoscere lo stato dei geni per la trombofilia prima di iniziare una gravidanza.

E’ un’indagine molto semplice: con un prelievo di sangue è possibile determinare con analisi di genetica molecolare la presenza o assenza di mutazioni non solo dell’MTHFR, ma anche di altri fattori della coagulazione ad esso correlati quali il fattore V e il fattore II. La presenza contemporanea di più mutazioni a danno del gruppo dei geni per la trombofilia aumenta il rischio . 

E’ necessario ed importante studiare con analisi molecolari le varianti di questi geni in particolare nel caso in cui :
- ci siano stati precedenti episodi di trombosi ,
- si inizia ad assumere contraccettivi orali,
- si sono avuto più aborti 
- in presenza di una precedente gravidanza con difetto del tubo neurale (DTN) nel feto.

Nel caso in cui, una donna presentasse la mutazione dell’MTHFR associata ad un aumento dell’omocisteina ematica, deve assumere acido folico che, in genere, riporta il livelli di omocisteina ai valori fisiologici. 
L'acido folico si trova in uova, verdure a foglia verde come spinaci e broccoli, arance e legumi come piselli e fagioli secchi oppure può essere assunto con gli integratori vitaminici. 

Tratto da: http://www.fertilita.org/index.asp?ItemID=350

EPARINA: Cos'è, effetti collaterali e testimonianze


Soffrire diversi aborti è una delle situazioni più dolorose per le donne che cercano di avere un figlio, e ancor più dura se si sono dovute sottomettere a trattamenti di Riproduzione assistita. 

Così nel sottomettersi a ripetuti trattamenti di Fecondazione in Vitro e transferimenti embrionari senza successo provoca la ricerca disperata di nuovi trattamenti.

Uno dei farmaci proposti per trattare queste situazioni è l’eparina.

L’eparina è un’efficace agente anticoagulante ampiamente utilizzato in Medicina per trattare trombosi o per evitarle.
Visto che una delle cause di aborto o mancato impianto risiede nei  disturbi della coagulazione o anticorpi contro di essa, ed entrambe le situazioni rispondono in modo soddisfacente al trattamento con eparina, è stato proposto il suo utilizzo per quelle pazienti che senza soffrire questi problemi presentano comunque quadri abortivi e mancati impianti embrionari.

Nonostante non si abbiano attualmente chiare  evidenze del suo effetto terapeutico, numerosi studi pubblicati recentemente mostrano una tendenza favorevole per le percentuali di successo ottenute nei trattamenti dove fu utilizzata eparina.

Per questo, una valutazione obiettiva di ogni caso è necessaria prima di prescriverne il suo utilizzo.

Il fatto di essere un farmaco sicuro nel dosaggio utilizzato e ben tollerato apre vie promettenti nei trattamenti.

(tratto da http://www.institutobernabeu.com/foro/it/2012/07/09/l%E2%80%99eparina-nei-trattamenti-per-l%E2%80%99aborto-ripetuto-o-mancato-impianto-embrionario/#more-543)


EFFETTI COLLATERALI


Una lieve piastrinopenia, con numero di piastrine che rimane in genere supriore a 100.000 plt/mcl, rappresenta un frequente riscontro nei primi giorni di terapia eparinica . Esistono due tipi principali di piastrinopenia causate dall’eparina:
A. Tipo 1: nella maggioranza dei casi la caduta della conta piastrinica si osserva nei primi due giorni dall’inizio della terapia; quasi sempre le piastrine risalgono spontaneamente a valori normali nonostante il proseguimento della terapia stessa. Questo tipo di piastrinopenia “precoce” non è di importanza clinica in quanto non provoca conseguenze per il paziente.
B. Tipo 2: si verifica nello 0,5-3% dei pazienti in eparina, ed è caratterizzata tipicamente da una diminuzione meno rapida del numero delle piastrine, di solito osservata fra il 4° ed il 10° giorno dopo l’inizio del farmaco. Questa forma molto più seria di piastrinopenia è dovuta alla formazione, da parte del sistema immunitario del paziente, di autoanticorpi diretti contro il complesso eparina/anti fattore piastrinico 4
L’incidenza della piastrinopenia da eparina è più elevata nei pazienti che assumono eparina standard o non frazionata rispetto a quelli che ricevono eparine a basso peso molecolare, nei pazienti che assumono eparina bovina rispetto a quella di origine porcina, nei pazienti operati per problemi ortopedici (protesi d’anca, artroprotesi del ginocchio, frattura del femore) rispetto ad altre categorie di pazienti, per esempio quelli operati per bypass aortocoronarici in cardiochirurgia o rispetto a quelli ricoverati in reparti internistici.
La piastrinopenia da eparina si osserva anche in pazienti esposti a dosi molte piccole di eparina, non solo in quelli trattati con dosi profilattiche o terapeutiche del farmaco. Infatti la PIE è stata descritta anche in soggetti che avevano ricevuto solo 250 unità di eparina o dopo l’inserimento di cateteri eparinizzati, per esempio quelli utilizzati per la chemioterapia nei pazienti affetti da tumori.
Gli autoanticorpi non sono diretti contro l’eparina, bensì contro il fattore piastrinico 4 (PF4), una proteina rilasciata dalle piastrine la quale, in seguito al legame con l’eparina, subisce dei cambiamenti della sua struttura tali da non farla riconoscerla come una proteina “propria” da parte del sistema immunitario che, pertanto, cerca di eliminarla. In seguito al legame con le piastrine, queste vanno incontro ad attivazione e rilasciano altro PF4, una sorta di circuito a feedback positivo. Tale legame porta sia alla formazione di microaggregati piastrinici e successiva rimozione splenica (d’onde la piastrinopenia) sia alla attivazione delle piastrine stesse e alle frequenti trombosi. Infatti il problema principale di questi pazienti sono le trombosi e non le emorragie che sono veramente rare, anch eperchè raramente le piastrine diminuiscono al disottodelle 50.000/mcl.
La piastrinopenia da eparina di tipo 2 va considerata un’emergenza in quanto può provocare delle gravi trombosi arteriose e/o venose: trombosi delle vene profonde delle gambe, embolia polmonare,ischemia degli arti inferiori con rischio di amputazione, infarto del miocardio, ictus cerebrale, necrosi cutanea. Spesso sono presenti trombosi in sedi multiple.
La piastrinopenia da eparina va quindi considerata uno stato trombofilico a tutti gli effetti.
La precisa patogenesi di questo stato trombofilico non è nota. È opinione corrente chele piastrine attivate rilascino sostanze procoagulanti o microvescicole che fungono da catalizzatrici della cascata coagulativa.
Raramente la piastrinopenia compare parecchio tempo la sospensione dell’eparina. Nei pazienti in terapia eparinica per un evento trombotico, il segno iniziale di PIE è la comparsa di piastrinopenia; a questa si possono aggiungere poi nuovi fenomeni trombotici o l’estensione e l’aggravamento di quelli per la terapia dei quali il paziente stava assumendo l’eparina.
La diagnosi di piastrinopenia va sempre sospettata quando il numero diminuisca del 40-50% rispetto al valore di partenza o quando scendano al disotto dei calori normali. In questo caso la terapia con eparina deve essere immediatamente sospesa e vanno avviate le indagini di laboratorio necessarie per la conferma del sospetto diagnostico. Queste indagini tuttavia sono abbastanza indaginose e non sempre disponibili in tutti i laboratori.
Terapia della piastrinopenia da eparina
Per quanto riguarda la terapia, oltre alla sospensione dell’eparina, se necessario, bisogna ricorrere ad altri farmaci tipo la lepirudina, il danaparoide e l’argatraban. Non si devono usare le eparine a basso peso molecolare per la possibilità di reazioni crociate con gli autoanticorpi antipiastrine. Sono stati tentati altri approcci terapeutici (trombolisi, plasmaferesi ecc), ma il numero di pazienti sottoposti a queste terapie è molto piccolo e non è possibile esprimere un giudizio sulla loro efficacia.
Un paziente che ha avuto una piastrinopenia da eparina deve stare molto attento in caso debba nuovamente assumere il farmaco: in questo caso la piastrinopenia può ricomparire anche dopo poche ore dalla nuova somministrazione del farmaco, a meno che non siano trascorsi almeno tre-quattro mesi dalla precedente somministrazione. Solo in casi eccezionali, per esempio in occasione di interventi chirurgici in circololazione extracorporea e per il tempo strettamente necessario all’operazione, è possibile somministrare eparina ad un paziente con precedente piastrinopenia da eparina.
TESTIMONIANZE (sophie020480)
Poiche' leggo che tante di voi fate l'eparina in gravidanza, sapete che sin dall'inizio e' importante fare la conta piastrinica a giorni alternati x almeno 2 settimane? Vi spiego a me e' successo che da un giorno all'altro mi si sono abbassate le piastrine di 70 mila e ci stavo restando secca, in pratica anche se e' raro puo' capitare che il corpo produce gli anticorpi antieparina e a me e' successo. E ho dovuto interrompere subito la seleparina correre dall'ematologo che me l'ha sostituita con l'Arixtra che non influisce sulle piastrine. Fate molta attenzione e' rischiosissimo. Un abbraccio a tutte!

La discussione la trovate qui:

http://forum.alfemminile.com/forum/f110/__f112837_f110-Eparina-importante-leggete.html#12r

28 novembre 2012

ENDOMETRIO


da http://www.esseredonnaonline.it/glossario/endometrio/

L’endometrio è il tessuto di rivestimento (mucosa) della cavità interna dell’utero. Durante ogni ciclo mestruale l’endometrio va incontro a modificazioni (vedi Ciclo uterino, figura sottostante) che possono essere suddivise in tre fasi principali: mestruale, proliferativa e secretiva.







La fase mestruale, in cui si verifica il flusso mestruale, dura mediamente da 1 a 5 giorni. In questa fase l’endometrio è formato da una parte basale stabile, non funzionale, ma ricca di recettori per gli ormoni estrogeni, e da una parte superficiale che si sfalda e viene eliminata grazie a fenomeni vasomotori e di contrazione della parete uterina. Insieme al sangue fuoriuscito dai piccoli vasi che si sono rotti, vengono eliminati anche lembi di mucosa. La mestruazione lascia un endometrio molto sottile e inattivo, costituito da corte ghiandole e pochi vasi.


La fase proliferativa in genere dura dal 6° al 14° giorno. È caratterizzata dalla rigenerazione e proliferazione dell’endometrio sotto l’influsso degli estrogeni: la porzione superficiale si ispessisce, le ghiandole si allungano e la vascolarizzazione si sviluppa (arterie spirali). Durante la proliferazione, l’endometrio aumenta approssimativamente di spessore da 0.5 mm a 3.5-5.0 mm. Nell’endometrio è sempre presente un grande numero di cellule di tipo immunitario, situate un po’ ovunque a protezione dell’intero tessuto. La fase proliferativa dell’endometrio è associata alla crescita del follicolo nell’ovaio e all’aumento della secrezione di estrogeni.


La fase secretiva (o luteinica) è regolata prevalentemente dal progesterone. In questa fase l’endometrio si prepara all’annidamento e diviene secretivo; le ghiandole si riempiono di zuccheri di riserva e di materiale nutritizio, la vascolarizzazione raggiunge il suo massimo sviluppo. Tra il 19° e il 21° giorno del ciclo, l’endometrio è pronto per l’eventuale annidamento di un ovulo fecondato. In assenza di fecondazione, i livelli di ormoni sessuali si riducono determinando la sintesi di prostaglandine, soprattutto PGF2 a, che provoca la mestruazione.

Isteroscopia diagnostica e operativa


Che cos'è

L'isteroscopia è una tecnica che permette di "vedere" all'interno della cavità uterina, attraverso uno strumento chiamato isteroscopio. Questo è un tubo rigido e sottile (diametro = 4-5 mm) dotato di fibre ottiche, attraverso le quali viaggia la luce, che viene introdotto all'interno dell'utero, attraverso la vagina. È possibile l'esecuzione di interventi chirurgici, utilizzando strumenti miniaturizzati, connessi all'isteroscopio.

Quando è indicata

L'isteroscopia diagnostica è indicata soprattutto in due casi: sanguinamento uterino anormale, soprattutto nel periodo perimenopausale, per evidenziarne la causa come iperplasia endometriale, polipo endometriale (vedi immagine a lato), mioma sottomucoso o carcinoma endometriale; infertilità, per la ricercarne la causa come aderenze intrauterine o malformazioni uterine.

Una biopsia dell'endometrio, in pratica un prelievo di una piccola parte di mucosa per l'esame istologico, è sempre indicata.

L'isteroscopia operatoria, invece, trova applicazione alla presenza di: aderenze intrauterine; malformazioni uterine, come il setto uterino; polipi endometriali; fibromi uterini sottomucosi; corpi estranei intrauterini, come la spirale il cui filamento sia risalito all'interno della cavità uterina; sanguinamenti uterini anomali resistenti alla terapia medica (in tal caso si esegue l'ablazione dell'endometrio).

Prima dell'esame

L'isteroscopia diagnostica richiede una preparazione semplice (digiuno dalla mezzanotte del giorno precedente l'intervento). L'esame si può eseguire senza anestesia. Nei casi di stenosi del canale cervicale è necessario ricorrere all'anestesia e alla dilatazione del canale cervicale stesso.

In caso di isteroscopia operatoria la preparazione richiede: digiuno dalla mezzanotte del giorno precedente l'intervento; clistere e tricotomia parziale. Il giorno dell'intervento si effettua la profilassi antibiotica e la paziente è invitata a svuotare la vescica. L'anestesia è necessaria. In tal caso, la paziente deve aver eseguito le seguenti indagini: esami ematochimici, elettrocardiogramma e radiografia del torace (se età > 50 anni).

Durante l'isteroscopia

L'isteroscopio viene introdotto, attraverso la vagina, nel canale cervicale fino ad arrivare alla cavità uterina, che viene distesa con un mezzo gassoso o liquido al fine di permetterne la visione: infatti, tale cavità è normalmente virtuale.

Nel caso di isteroscopia operatoria si possono introdurre strumenti miniaturizzati, come forbici o pinze, attraverso l'isteroscopio, oppure si utilizza il resettoscopio che permette di tagliare e coagulare mediante una sorgente di energia elettrica.

Al termine dell'intervento, l'isteroscopio è rimosso e il mezzo di distensione refluisce dalla cavità uterina che ritorna alle dimensioni iniziali. Non sono necessari punti di sutura o medicazioni.

L'isteroscopia diagnostica dura pochi minuti, mentre quella operativa anche 30-60 minuti, secondo la complessità dell'intervento.

Dopo l'isteroscopia

L'isteroscopia diagnostica non causa disturbi particolari e la paziente riprende rapidamente le proprie attività. In alcuni casi può avvertire un lieve indolenzimento dell'addome e in altri un lieve dolore alla spalla, dovuto al passaggio del gas attraverso le tube.

Dopo l'isteroscopia operatoria alcuni malesseri sono invece usuali, anche se scompaiono in pochi giorni. Può essere avvertito dolore alla spalla, alla schiena o all'addome, sempre da riferire al mezzo usato per distendere la cavità uterina.

Può manifestarsi fastidio alla deglutizione a causa dell'intubazione tracheale eseguita per facilitare la respirazione e una certa difficoltà alla concentrazione nelle ore successive all'intervento a causa dell'anestesia (le attività che richiedono una particolare concentrazione, come guidare l'automobile, vanno evitate per 48 ore). Per qualche giorno può persistere una piccola perdita di sangue dalla vagina. Tutto ciò non deve destare preoccupazione.

La degenza postoperatoria è limitata a 1-2 giorni. La sera dopo l'intervento la dieta è libera. La convalescenza domiciliare è breve; i rapporti sessuali possono essere ripresi regolarmente dopo 2-3-giorni.

Il trattamento successivo all'isteroscopia varia da paziente a paziente. In ogni caso, a distanza di un mese è richiesta una visita ginecologica, per valutare l'opportunità di trattamenti farmacologica o ulteriori interventi chirurgici.


Quando è controindicata

Le controindicazioni assolute all'esecuzione dell'isteroscopia sono: la presenza di una gravidanza in atto; la presenza di uno stato infiammatorio, poiché l'esame potrebbe diffondere del processo infiammatorio stesso all'interno dell'apparato genitale.


Quali possibili rischi

L'isteroscopia diagnostica è quasi priva di rischi, quella operativa invece comporta i seguenti rischi: nausea e vomito per effetto dell'anestesia; piccoli ematomi in sede d'iniezione endovenosa per l'anestetico; perforazione dell'utero possibile, ma infrequente; lesioni di organi addominali molto raramente; arresto cardiaco e/o edema polmonare, eventi rarissimi; sovraccarico cardio-circolatorio durante l'intervento può essere una complicanza collegata al liquido utilizzato per la distensione della cavità uterina, evento che può essere grave, ma raro (0,2% dei casi).


Quali vantaggi

L'isteroscopia presenta vantaggi indiscutibili, primo la visione diretta dell'interno della cavità uterina.

Quella operativa, inoltre, consente i seguenti vantaggi: non richiede l'apertura dell'addome e dell'utero, evento che riduce il trauma sugli organi pelvici e non lascia cicatrici interne o esterne; si riduce di conseguenza anche il rischio di infezioni dovute alla contaminazione con l'ambiente. Globalmente la ripresa delle normali attività lavorative e sociali è anticipata rispetto ai tempi richiesti dagli interventi chirurgici tradizionali.


Quali sono le alternative


Le alternative all'isteroscopia diagnostica sono: l'ecografia pelvica, meglio transvaginale, per la diagnosi di fibroma uterino sottomucoso, polipo endometriale, iperplasia endometriale; l'isterosalpingografia, per la diagnosi di aderenze uterine o fibromi sottomucosi che deformino la cavità intrauterina.

Le alternative all'isteroscopia operativa sono i classici interventi laparotomici con apertura della parete addominale, che comportano tempi di ricovero più lunghi e una maggiore morbilità post-operatoria.

CARIOTIPO


Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Con il termine cariotipo si indica, in citogenetica, la costituzione del patrimonio cromosomico di una specie dal punto di vista morfologico.

Il cariotipo di una cellula eucariota è dato dal numero e dalla morfologia dei suoi cromosomi.
L'analisi del cariotipo è una rappresentazione ordinata del corredo cromosomico di un individuo.
I vari passi dello studio del cariotipo umano sono:
  1. Prelievo di sangue
  2. Centrifugazione per ottenere i globuli bianchi
  3. Stimolazione alla mitosi dei globuli bianchi mediante PHA
  4. Essi vengono bloccati nella metafase mitotica con la colchicina (una sostanza estratta dal Colchicum autumnale)
  5. Le cellule vengono fatte scoppiare immergendole in una soluzione tampone per lisi osmotica
  6. La piastra metafasica viene isolata
  7. I cromosomi vengono colorati col metodo del "banding" nella quale assumono una colorazione appunto per bande, o fasce colorate, tipiche.
  8. La piastra metafasica viene fotografata

I vari cromosomi vengono poi ritagliati e ordinati (i cromosomi omologhi vengono appaiati i cromosomi appartenenti alla stessa coppia hanno gli stessi bandeggi e il loro centromero è nella stessa posizione).
I cromosomi hanno una zona più ristretta dove c'è un granulo detto centromero e 2 braccia uguali o diverse. In base al posizionamento del centromero nel cromosoma si possono dividere in:
  1. Cromosomi acromocentrici o telocentrici
  2. Cromosomi submetacentrici
  3. Cromosomi metacentrici.

Nell'uomo e nella maggior parte degli animali il corredo cromosomico è diploide nelle cellule somatiche (cioè "del corpo"), ed è aploide nelle cellule germinali (cioè dei gameti: spermatozoi ed ovocellule).

Cariotipo umano

Utilizzando tecniche di coltura in vitro, fu stabilito nel 1956 da Joe Hin Tjio e Albert Levanche il numero cromosomico dell'uomo è di 46, cioè 23 coppie, di cui 22 coppie sono dette autosomi e la ventitreesima coppia è quella dei cosiddetti eterosomi o cromosomi sessuali. Nei precedenti trenta anni, in seguito alle indagini di Theophilus Painter del 1923, era prevalente l'ipotesi che il numero cromosomico umano fosse 48.

La prima definizione del cariotipo fu formulata alla Conferenza di Denver nel 1960, ed è basata su criteri di lunghezza del cromosoma e posizione del centromero. Le coppie quindi sono numerate in ordine decrescente di grandezza e gli eterosomi sono indicati come X e Y.
In seguito, nella Conferenza di Chicago del 1966 è stata messa a punto una nomenclatura più dettagliata, nella quale i cromosomi sono raggruppati in sette gruppi, nominati con le lettere maiuscole da A a G.

L'analisi del cariotipo può essere richiesta per diversi motivi:
  • donna con aborti spontanei ripetuti.
  • diagnosi di sterilità per anomalie di numero e strutturali dei cromosomi.
  • diagnosi di sindromi ereditarie con ritardo mentale.
  • mosaicismo o mosaico, cioè presenza nello stesso individuo di 2 o più linee cellulari originate dallo stesso zigote, con distinzione tra mosaicismo gonadico o mosaicismo della linea germinale se l'individuo presenta nella linea germinale o nel tessuto gonadico 2 popolazioni cellulari geneticamente diverse (46XX e 46XY), mosaicismo somatico se l'individuo presenta 2 o più linee cellulari diverse in due o più tessuti che differiscono geneticamente, e mosaicismo confinato alla placenta in caso di anomalia cromosomica presente sul trofoblasto e assente nel feto, utile per la diagnosi prenatale.
  • diagnosi di malattie cromosomiche, quali ad esempio la sindrome di Down, dovute ad anomalie cromosomiche fetali mediante lo studio degli amniociti presenti nel liquido amniotico prelevato con amniocentesi, o i villi coriali prelevati con villocentesi dalla placenta.

Il numero dei cromosomi presenti nel nucleo delle cellule eucariotiche prende il nome di ploidia, con distinzione tra:
  • diploidia: la maggior parte delle cellule somatiche sono diploidi perché presentano 2 copie di ogni cromosoma o coppie omologhe con numero di cromosomi pari a 46 o 2N derivanti dalle divisioni cellulari.
  • euploidia: cellule con numero di cromosomi pari a 46 o un multiplo di 46.
  • nulliploidia: le cellule differenziate prive di nucleo sono nulliploidi, come i globuli rossi, piastrine e cheratinociti.
  • poliploidia: cellule con corredo cromosomico pari a 3N (triploidi), 4N (tetraploidi), ecc., in seguito a fenomeni di duplicazione del DNA non seguiti da divisione cellulare (citodieresi), ad es. la ploidia degli epatociti varia da 2N a 8N, quella dei cardiomiociti da 4N a 8N, quella dei megacariociti giganti del midollo osseo da 16N a 64N da cui originano le piastrine nulliploidi. La poliploidia può derivare anche da fenomeni di fusioni cellulari come i sincizi tra le cellule muscolari.
  • aneuploidia: indica un individuo con un cromosoma in più (47) o in meno (45) che non sempre è indice di anomalia.
  • aploidia: le cellule sessuali, cioè gli spermatozoi (gameti M) e ovociti (gameti F) sono dette aploidi perché presentano un corredo cromosomico dimezzato N = 23 cromosomi grazie al processo della meiosi.

Per cui nell'uomo ogni gamete presenta 23 cromosomi, cioè 22 autosomi + 1 cromosoma sessuale o eterosoma: nell'ovocita il cromosoma sessuale è sempre X, mentre negli spermatozoi può essere X o Y. Dopo la fecondazione della cellula uovo da parte dello spermatozoo si forma lo zigote, cioè una cellula diploide (2N) formata da 46 cromosomi, cioè 22 coppie di autosomi + 1 cromosoma sessuale, per cui si ha un corredo cromosomico o cariotipo costituito da 46,XX nella femmina e 46,XY nel maschio. In pratica 22 autosomi e 1 cromosoma X sono ereditati al momento del concepimento con la cellula uovo, mentre gli altri 23 cromosomi sono trasmessi dallo spermatozoo che può portare un cromosoma sessuale X o Y. La probabilità di fecondazione è analoga per gli spermatozoi che portano il cromosoma X o Y, per cui il numero dei concepiti con sesso cromosomico maschile o femminile è sovrapponibile.

Bandeggio G

In genere, il bandeggio cromosomico avviene con la colorazione di Giemsa, per cui si parla di anche di bandeggio G, in cui il vetrino viene prima trattato con una soluzione salina o enzimatica, poi viene colorato con soluzione di Giemsa, determinando lungo l'asse principale dei cromosomi una sequenza di regioni a diversa intensità di colorazione, dette bande cromosomiche, caratteristiche di ogni cromosoma consentendo la loro classificazione secondo uno schema standardizzato in modo da definire il cariogramma di un individuo (ideogramma o cariotipo normale). In genere, si usano 3-5 cellule per l'analisi dei cromosomi al microscopio ottico e su fotografie: le bande riflettono il diverso grado di condensazione della cromatina. Per cui il bandeggio cromosomico avviene in due fasi:
  • denaturazione e/o digestione enzimatica dei cromosomi.
  • colorazione con coloranti specifici per il DNA che consente di individuare il braccio p e q dei cromosomi, le regioni e subregioni, cioè le bande e sottobande che riflettono il diverso grado di condensazione dei cromosomi mitotici, con alternanza tra una serie di bande chiare e scure formate da 1-10 Mb (Megabasi) distinte in bande G, Q, R, T e C, usando coloranti specifici per le regioni ricche in AT (adenina e timina) e GC (guanina e citosina).

Nel bandeggio G i cromosomi sono sottoposti a digestione enzimatica con tripsina che elimina le proteine cromosomiche e colorati con Giemsa che ha affinità per le regioni ricche in basi AT che sono facili da denaturare e digerire enzimaticamente perché le coppie AT sono unite solo da 2 legami H, sono costituite da cromatina molto condensata o eterocromatina costituite da pochi geni che si replicano nella fase S tardiva del ciclo cellulare, cioè dopo la fase S, poco attive dal punto di vista trascrizionale, per cui dopo colorazione Giemsa si osserva al microscopio un'alternanza tra le bande G-positive, scure, e le bande G-negative, chiare.

Bandeggio Q

Nel bandeggio Q i cromosomi sono sottoposti a digestione enzimatica e colorati con un colorante fluorescente, cioè la Quinacrina che ha affinità per le regioni ricche in basi AT ma mette in evidenza bande fluorescenti dette bande Q, corrispondenti a quelle G, e spesso consente di valutare la presenza di polimorfismo cioè una variazione di grandezza del braccio lungo del cromosoma Y, che si trasmette da padre a figlio, anche se non rappresenta una condizione patologica.

Bandeggio R

Nel bandeggio R i cromosomi sono denaturati ad alte temperature (60 °C) in una soluzione salina tamponata e colorati con Giemsa mettendo in evidenza regioni ricche in basi AT che sono complementari, opposte a quelle delle bande G e Q, infatti, la lettera "R" sta per "reverse", osservando al microscopio le bande R, chiare, dette G-negative, opposte alle bande scure G.
Invece, per mettere in evidenza le regioni cromosomiche ricche in basi GC si usa un colorante specifico, cioè la cromomiocina, mettendo in evidenza le bande R opposte alle bande Q, dette Q-negative. Le regioni ricche in GC sono più difficili da denaturare poiché le coppie di basi sono unite da 3 legami H, sono costituite da cromatina meno condensata o eucromatina, ricca di geni che si replicano nella fase S precoce del ciclo cellulare, cioè prima della fase S, molto attivi dal punto di vista trascrizionale, detti geni housekeeping importanti per tutte le funzioni e la vita della cellula.
Le bande T corrispondono alle regioni telomeriche localizzate alle estremità dei cromosomi, corrispondono a gruppi di bande R che si colorano più intensamente, trattando i cromosomi ad alte temperature e colorando con Giemsa o fluorocromi.

Bandeggio C

Le bande C si ottengono denaturando i cromosomi in soluzione satura di idrossido di bario e colorando con Giemsa, in modo da colorare selettivamente l'eterocromatina che si presenta monocromatica in tutti i cromosomi e in qualsiasi fase del ciclo cellulare, localizzata nelle regioni attorno al centromero o pericentromeriche e sul braccio lungo del cromosoma Y, ad alto grado di condensazione, costituite da sequenze di DNA altamente ripetute, ricche in basi AT, costituita da pochissimi geni codificanti che si replicano in fase S tardiva, mentre l'attività trascrizionale è assente. Le bande C corrispondono a eteromorfismi cromosomici.

Bande cromosomiche 

Il numero delle bande cromosomiche dipende dal grado di condensazione dei cromosomi e quindi dalla fase del ciclo cellulare, infatti, durante la metafase si osservano ~ 320 bande formate da 6.000-8.000 kb (chilobasi o migliaia di basi), mentre in profase e prometafase (inizio della metafase) il numero delle bande può triplicarsi sui cromosomi meno condensati, ottenendo dei preparati cromosomici ad alta risoluzione utili per evidenziare anomalie di struttura molto fini, non riconoscibili con le tecniche tradizionali, osservando bande piuttosto corte, pari a 800-1.000 kb, ottenute bloccando la divisione cellulare con metotrexate o timidina, introducendo successivamente nella coltura acido folico o deossicitidina che sbloccano le cellule in sincronia, procedendo nella mitosi. Giunti in prometafase si aggiunge la colchicina ad intervalli di tempo specifici, perché i cromosomi non sono completamente contratti e sono in grado di fornire un bandeggiamento più fine.
In condizioni patologiche bisogna specificare la presenza di un difetto di numero dei cromosomi e la presenza di anomalie strutturali a carico delle braccia, regioni o bande. Ad es. in una donna con sindrome di Down o Trisomia 21 si scrive 47,XX,+21 che indica la presenza di un cromosoma 21 in soprannumero, mentre la sigla 46,XY,del(1)(p32.2) indica una delezione o perdita (del) di una parte del braccio corto (p) del cromosoma 1 a livello della regione 3, nella banda 2, nella sottobanda 2, in un maschio (XY) a 46 cromosomi.