18 novembre 2012

E ora stop alla fuga delle coppie all'estero


da Repubblica del 2/04/09

ROMA - Per chi da anni lotta cercando un figlio, «non un bambino perfetto ma un piccolo che abbia la possibilità di vivere», ieri è stato il giorno della vittoria. «È stata ristabilita la dignità della donna e l' autonomia del medico», esulta Filomena Gallo di Amica Cicogna. Felicità e commozione, venate da un senso di incredulità. Troppo forte il timore che ancora non sia vero, che resti il limite dei tre embrioni, la condannaa non aver figli, lo strazio dei viaggi all' estero. Emozioni dense per una sentenza attesa per anni da migliaia di coppie, da donne sottoposte a continui bombardamenti ormonali - evitabili se fosse stato possibile produrre più embrioni e conservarli - costrette ad emigrare nonostante la bravura dei medici italiani «perché su tre embrioni la diagnosi preimpianto spesso non ha valore statistico. E ora siamo di nuovo un paese europeo. I pazienti smetteranno di subire una legge sadica, ingiusta e senza razionalità scientifica», sbotta il professor Guglielmino del centro Hera di Catania. «È una vittoria, una speranza concreta per quelli come noi che da anni cercano un figlio che abbia la possibilità di vivere», dicono Francesco e Grazia Gerardi, portatori di una malattia genetica, che hanno presentato ricorso contro la legge 40 e fatto diversi viaggi all' estero, diecimila euro alla volta «perché fatta su tre embrioni la diagnosi era inutile». E ancora sognano un bebè. «Mi viene da piangere dalla felicità per tutte le donne che ancora aspettano, io so cosa hanno sofferto», fa eco Sandra Scuderi, mamma dopo numerose trasferte. Come loro in tanti hanno chiamato ieri le associazioni Hera, Sos infertilità, Cittadinanza attiva, Madre Provetta e Amica cicogna che seguite da un pool di legali hanno presentato ricorsi su ricorsi, arrivando sino alla Corte Costituzionale per «dare giustizia», dice l' avvocato Maria Paola Costantini, che come gli altri lavora gratuitamente per queste coppie. «Mi sembra che i giudici abbiano capito che non erano giusti i rigidi protocolli della legge, hanno seguito le indicazioni delle sentenze in cui si invitavaa valutare caso per caso. Hanno compreso la sofferenza degli aspiranti genitori. Forse questo ridurrà il turismo procreativo». E che questa sentenza significhi uno stop delle trasferte lo conferma il professor Gianaroli, degli Studi di medicina della riproduzione, che parla addirittura di ventimila coppie in partenza ogni anno dall' Italia. «È il trionfo dello stato laico», commenta soddisfatto il professor Antinori, presidente della Warm, una delle associazioni che si sono costituite nel giudizio davanti alla Consulta. «Sono felice per le migliaia di coppie che con questa decisione potranno fecondare il numero di ovuli che il medico riterrà giusto, e di veder applicare la riproduzione assistita con una speranza di successo pari agli altri paesi del mondo, che invece la legge 40 aveva limitato».

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